In Italia:
L'imposta sul valore aggiunto (IVA) è stata introdotta in Italia all’inizio degli anni ’70 ed è disciplinata dal D.P.R. n. 633 del 1972, in attuazione delle direttive europee di riferimento.
L'Iva è l'Imposta sul Valore Aggiunto.
Il tributo consiste in una imposta indiretta che colpisce soltanto il valore aggiunto di ogni fase della produzione, quindi, colpisce esclusivamente l'incremento di valore che un bene o un servizio acquista ad ogni passaggio economico - dalla fase di produzione fino al fase finale di consumo - e non il suo valore iniziale quindi.
L'imposta pertanto grava solo ed esclusivamente sul consumatore finale.
Nelle fasi precedenti il soggetto passivo d'imposta è neutrale.
I produttori e i possessori possono eliminare l'onere dell'imposta sul valore aggiunto mediante un sistema a detrazione e rivalsa (iva a credito ed iva a debito).
In tal modo l'IVA si presenta sotto la forma di un “costo” solamente per i soggetti che non possono esercitare il diritto alla detrazione, ossia sui consumatori finali.
Facciamo un esempio: quando si va in gioielleria e si effettua un acquisto, il prezzo che leggiamo sul cartellino dell’anello, del diamante certificato, è diverso dal valore “reale” (o netto) di quell’oggetto; il motivo è che su di esso viene applicata un’imposta al 22% (l’IVA) che grava sul consumatore finale.
L’Iva non esiste solo in Italia ma è presente anche all’interno dell’Unione Europea.
Trattasi di una tassa facente riferimento ad una normativa comunitaria.
In Europa gli acquisti sono soggetti a VAT (Value Added Tax).
Con l’avvento della moneta unica nel 2001, infatti, l’IVA è stato anche uno “strumento” economico, idoneo a riequilibrare le differenze di prezzo di molti beni esistenti, tra i diversi paesi all’interno dell’Unione.
I diamanti, così come i gioielli e le pietre preziose, sono soggetti a questa tassazione “una tantum”, pertanto, tra professionisti esiste un listino con i materiali e le pietre disponibili al quale occorrerà poi aggiungere l’aliquota Vat per raggiungere il prezzo finale destinato al consumatore.
C’è da dire che per quanto concerne i diamanti, tuttavia, non si può parlare di una vera e propria tassa che si applica “sull’incremento di valore” che si ha ad ogni passaggio: in primis perché il mercato diamantifero non rispecchia, e non ha, lo stesso iter procedurale proprio dei beni “comuni” che si trovano sul mercato e, quindi, trattasi di un’imposta “simbolica” che va a gravare sul bene nella sua completezza.
Spesso si sente dire che una pietra (che presenta determinate caratteristiche) ha un prezzo maggiore rispetto a un’altra identica, a causa dell’Iva (Vat) o delle tasse che si applicano.
Ebbene, come descritto fino ad ora, occorre sapere che non si tratta altro che di un ingiustificato sovrapprezzo che non ha alcuna natura giuridico/economica.
L’Iva è un’imposta che per chi vende non rappresenta un “costo” in quanto avrà a bilancio una voce chiamata “iva a credito” che andrà a neutralizzare l’onere a suo carico, il quale deve ricadere sul consumatore finale, sì, ma solo ed esclusivamente per la parte afferente alla percentuale vigente nello Stato di appartenenza (Italia 22%).
Articolo di: Marco Zimei